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Lunedì 1° luglio 2013
 
 
Prepariamo i bagagli ed andiamo a fare colazione al vicino Bar Revolution; un mega cornetto alla crema e cappuccino.
Dopo di che, lasciamo il B&B e ci dirigiamo verso il centro storico. Giunti in prossimità del mercato del pesce, parcheggiamo.
Sotto una grande tenda, due file di banchi espongono e vendono il proprio pesce. Tante varietà, ma soprattutto tutta roba freschissima.

Trapani - Mercato del pesce

Scorfani ancora vivi, aragoste enormi contrattate a 25,00 €. il kg. ed addirittura un piccolo squalo, oppure qualcosa di molto simile. Pesce spada a volontà e pesce azzurro, venduti a prezzi irrisori, se confrontati a quelli praticati nelle pescherie di molte città soprattutto del nord Italia. Sembra di essere ad una sagra del pesce, eppure è chiaro che qui è norma, ogni giorno. E’ una delizia. Straordinario!


 
Trapani - Torre di Ligny

Prima di allontanarci dal mercato del pesce entriamo in una pescheria, dove acquistiamo dei barattoli di filetto di tonno; sono l’unica cosa che non è necessario mettere in frigo e che quindi possiamo permetterci di acquistare.
Quindi, proseguiamo verso la punta estrema del centro storico, alla cui estremità vi è la Torre di Ligny, che però è chiusa. Va bene che è lunedì, ma non è possibile. E’ inammissibile! Non possiamo fare altro che osservare la Torre da vicino e girarci attorno, soffermandoci ad osservare il mare e le Isole Egadi.

Ci inoltriamo nuovamente nelle vie del centro, dirigendoci verso Corso Vittorio Emanuele, fino a raggiungere la Cattedrale di San Lorenzo, nella quale entriamo.

La chiesa risale al XIV sec., ma successivamente ha subito dei restauri. L’aspetto attuale, infatti, lo ha assunto solo a seguito dei restauri effettuati nel Settecento. L’aula si presenta a croce latina, a tre navate suddivise da file di sei colonne. Oltre alle numerose opere d’arte e scultoree, nella Cattedrale è custodito anche una statua in marmo della Madonna di Trapani, veneratissima dai trapanesi, ma anche dalle popolazioni di tutto il Mediterraneo, davanti alla quale ci soffermiamo. Pensiamo sia l’originale, poi una suora ci spiega che trattasi di una copia in   marmo  qui   custodita  dal 2012,  mentre  la


 
Cattedrale di San Lorenzo

statua originale, giunta a Trapani nel 1300, non si sarebbe mai mossa dalla Basilica Santuario di Maria Santissima Annunziata.
 


Corso Vittorio Emanuele
In fondo, Palazzo Cavarretta

Proseguendo su Corso Vittorio Emanuele, raggiungiamo il bellissimo Palazzo Cavarretta, sede del Municipio, edificato nel XVII sec. in stile barocco, quindi, in Via Torre Arsa, ci sediamo a tavolino da Colicchia, la rinomata gelateria, dove ordiniamo una granita al pistacchio e mandorla (io) e fichi e mandorla (Paola), con brioche. Buonissime! Alla cassa, il Cav. Colicchia in persona, ormai anziano, notata la mia curiosità, mi racconta appassionatamente della gelateria, della sua storia, dalle origini ai tempi  attuali,  e  dei  loro prodotti, precisando che  nelle  loro  produzioni   non  utilizzano  che

ingredienti freschi, di stagione, alcuni dei quali prodotti nei loro stessi campi. E ancora, mi racconta di quanto siano orgogliosi di ciò, in quanto le loro granite, senza alcuna modestia, sarebbero le migliori di tutta la Sicilia occidentale, pur ammettendo che altrettanto buone sarebbero solo quelle sulla costa tra Messina e Catania, che però avrebbero una diversa consistenza, in quanto meno cremose. Che brava persona! Quanta passione! Davvero ammirevole!
Passeggiamo ancora un po’ lungo le vie del centro, poi ci dirigiamo verso la macchina.

Colicchia - Granite e gelati

Vista una gastronomia, decidiamo di mangiare qualcosa. Prendiamo varie cosine sfiziose, un po’ di fritto, delle melanzane, etc… alcuni assaggi, niente di che.
Recuperata la macchina, partiamo alla volta di San Vito lo Capo, decisi a percorrere, finché è possibile, tutta la litoranea.
Notato un cartello di interesse turistico, indicante una tonnara, seguiamo le indicazione finché non ci ritroviamo di fronte alla ex Tonnara di Bonagia, attualmente recuperata ed adibita ad albergo. Nel cortile della tonnara, anche un ristorante. Un luogo molto caratteristico, ben recuperato.
Sulla costa, dalla parte in cui la tonnara volge al mare, alcune vecchie barche da mattanza, ormai ridotte a carcasse, e delle vecchie ancore. Nel punto più dominante, un vecchio bunker in cemento armato utilizzato durante la II Guerra Mondiale.

Ex tonnara di Bonagia

Ripartiamo, questa volta prendendo la strada più diretta per San Vito, che raggiungiamo alle 16,00 circa. Grazie al navigatore, ritroviamo facilmente la via in cui è ubicato il nostro albergo, ma non riusciamo ad individuare dove precisamente questo sia, tanto che alla fine arriviamo in fondo al lungomare, ovvero davanti all’ingresso della base della Marina Militare, in cui appunto vi è il faro di San Vito lo Capo.
Qui sono ferme due macchine della Polizia Municipale; decidiamo di chiedere a loro ulteriori informazioni, indicandogli il nome dell’albergo: Hotel il Faro. Gli agenti, gentilissimi, si adoperano immediatamente, cercando nel loro stradario, ma anche loro hanno difficoltà. Iniziamo a preoccuparci!
Ci invitano a seguirli in macchina, quindi partiamo scortati da ben due macchine della Polizia Municipale, una avanti, l’altra dietro di noi, che comunque di lì a poco riusciranno a condurci all’ingresso dell’Hotel.
In albergo non c’è nessuno. Non incontriamo alcun ospite. Max, il titolare, in mattinata ci ha contattati a telefono, informandoci che per motivi personali non sarebbe stato presente al nostro arrivo. Tuttavia, egli ci avrebbe lasciato le chiavi della nostra stanza in un determinato posto, in un cassetto. Situazione un pò strana! Alla reception ci guardiamo attorno, quindi individuiamo quello che potrebbe essere il cassetto indicato da Max. Dentro, in effetti, ci sono le chiavi ed anche il pass per il parcheggio della macchina. Ci sistemiamo in camera.
Dopo un pò decidiamo di andarcene nella vicina spiaggia, a piedi, per rilassarci un pochino. Lo spiaggione di San Vito lo Capo è molto ampio e spazioso. Esso copre una superficie in gran parte occupata da stabilimenti, ma non manca anche un ampio spazio di spiaggia libera. Il nostro albergo è proprio lì, sull’estremità occidentale dello spiaggione, di fronte al piccolo porto.
Il mare è bellissimo, l’acqua pulitissima e trasparente.


San Vito lo Capo

Ma altrettanto limpida è anche l’acqua nel porto, tanto da vedersi chiaramente il fondale, su cui si riflettono le ombre delle barche ormeggiate.
Per cena ci rechiamo da Gna’ Sara, ristorante rinomatissimo a San Vito soprattutto per il cous cous, che ci è stato suggerito e raccomandato da una collega di Paola. Alle 19,45 il ristorante è già pieno, mentre stranamente gli altri sembrano semivuoti. Peraltro, Gna’ Sara non accetta prenotazioni, quindi, ove non si trovi posto, non resta che attendere fuori che si liberi un tavolo.

Fortunatamente, al nostro arrivo c’è ancora un tavolo, quindi ci accomodiamo immediatamente. Poco dopo, però, notiamo che fuori c’è gente che aspetta, a cui il titolare distribuisce un numerino indicante l’ordine di arrivo. Mai vista una cosa del genere!
Ordiniamo un antipasto misto a base di pesce, un soufflè di melanzane e ricotta, e due cous cous al dentice, su cui c’è un’abbondante quantità di filetto di pesce, di dentice. Tutto super ottimo ed abbondante. Peraltro, finire il cous cous non è stato semplice. Paghiamo 51,00 €.. Andiamo via più che soddisfatti!
Dopo cena decidiamo di fare un giro per le vie del centro, mentre il Gna’ Sara ha ancora un sacco di gente che attende il proprio turno. Altri ristoranti, invece, hanno ancora una buona disponibilità di tavoli vuoti, tanto che alcuni provano ad invitare i turisti ad accomodarsi.
Girando per le vie cittadine, abbiamo visitato anche la bellissima e particolare Chiesa di Santa Crescenzia, risalente al 300, che nel corso del 400 subì una profonda trasformazione, assumendo le funzioni di fortificazione e alloggio per i pellegrini che qui si recavano per devozione dei Santi Vito e Crescenzia. A loro, infatti, erano attribuiti numerosi miracoli.
Dopo un po’, ormai stanchi, decidiamo di andarcene a letto.

 


 


 

 

 

 
 
   

 

 

 

 

 

 

 

 


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