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Giovedì 4 luglio 2013

Max, il titolare dell’Hotel il Faro, è simpaticissimo. Chiacchierare con lui risulta molto piacevole ed anche divertente, ma egli è anche un soggetto molto prolisso, seppure mai noioso. Quindi, immaginando che avremmo perso del tempo, prima di poter lasciare l’albergo, la sera prima lo abbiamo avvertito che avremmo desiderato fare colazione piuttosto presto, alle 08,00, per poi partire immediatamente.

San Vito lo Capo - Lungomare

In realtà, prevedevamo di partite non prima delle 09,00.
Ed infatti, nonostante la nostra strategia, riusciamo a congedarci ben oltre l'ora programmata, ovvero dopo una lunga descrizione di luoghi da visitare a Palermo e di posti dove andare a mangiare. Peccato, però, che egli non sia riuscito a fornirci un solo preciso indirizzo, in modo da consentirci di arrivarci, magari utilizzando il nostro navigatore. Troppo forte Max! Riesce ad irritarmi, ma nello stesso tempo mi diverte. Ma a dire il vero, un luogo da lui indicato riusciamo ad identificarlo, anche perché si tratta di una piazzetta (Piazza dell’Olivella) in cui ci siamo già passati il 24 giugno, il giorno in cui siamo arrivati a Palermo.
Lasciamo San Vito lo Capo con grande nostalgia, perché anche qui avremmo volentieri trascorso qualche altro giorno. Ci dirigiamo verso Segesta, in modo da vistare anche questo sito archeologico, approfittando del fatto che comunque questa località è ubicata sulla strada per Palermo, che invece raggiungeremo nel pomeriggio.

Lungo la strada, riavvicinandoci al mare, notiamo le indicazioni per Scopello.
Questa località, oltre che per le sue spiagge e le calette ubicate lungo la costa del suo territorio, rappresenta anche la porta Sud di ingresso alla Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, dove siamo stati due giorni fa.
Dopo aver fotografato alcuni scorci panoramici della costa, raggiungiamo anche il centro abitato di Scopello, che contrariamente a quanto credevamo, non è ubicato in prossimità della costa, ma su una vicina collina.
 

Scopello

Nel paesino non c’è molto.
Davanti ad una grande fontana, dove ci fermiamo per prendere dell’acqua, c’è un grande porta, oltre la quale si apre una piazzetta, chiusa tutt’attorno da edifici, nella quale si affacciano vari ristoranti, bar e negozi. Oltre questa piazza non notiamo altro di particolarmente bello ed interessante.
Quindi, fatto rifornimento d’acqua, ripartiamo, passando anche da Castellammare del Golfo.

Scopello

Giunti nell’area archeologica di Segesta (l’ingresso costa 6,00 €. a persona), prendiamo atto del fatto che per raggiungere l’acropoli sono necessari almeno 25’ minuti di cammino a piedi, in salita, sotto un sole cuocente. I resti dell’antica città, infatti, si trovano in cima ad un’altura e la strada per arrivarci è piuttosto irta. Chiaramente, questa volta optiamo per il bus navetta (il biglietto costa 1,50 €.), che consigliamo vivamente, soprattutto in presenza di temperature elevate.

Il teatro

Resti del castello normanno

Il Tempio Grande
Area archeologica di Segesta

L’area archeologica, in cui vi sono i resti dell’acropoli, è piuttosto circoscritta e per visitarla è sufficiente un’oretta. Molto bello e ben conservato è il teatro, dalle cui gradinate si gode una vista panoramica straordinaria sulla vallata. Vi sono anche i resti del castello di epoca medievale e la moschea, mentre in prossimità della fermata del bus navetta vi sono i resti di un tempio ed anche dell’agorà.
Ritornati a valle, dalla biglietteria, ripartiamo a piedi in direzione opposta, raggiungendo, dopo circa 3-400 metri, il tempio, denominato Tempio Grande, risalente al V sec. a.c., straordinariamente bello ed affascinante.
Al termine della visita, ormai affamati, prendiamo delle arancine ed un caffè al bar accanto alla biglietteria, quindi lasciamo definitivamente Segesta e prendiamo l’autostrada per Palermo, passando quindi da Capaci, dove oltre il guard rail, una stele ricorda la strage di stampo mafioso che nel 1992 provocò ma morte del giudice Falcone, di sua moglie e dei tre agenti di scorta.

Alle 15,00 circa arriviamo a Palermo, quindi raggiungiamo subito la foresteria militare, la stessa in cui avevamo soggiornato lunedì 24 giugno. Qui pernotteremo per altri due giorni.
In considerazione del gran caldo pomeridiano, decidiamo di riposarci un paio d’ore, quindi verso le 17,00 usciamo a piedi e andiamo a visitare la vicinissima Cuba (ingresso 2 €. a persona), un edificio in stile arabo-normanno, quindi le catacombe dei Cappuccini (ingresso 3,00 €. a persona), un luogo lugubre, impressionante, un dedalo di gallerie sotterranee nelle quali sono esposte circa 8.000 salme imbalsamate di uomini, donne, bambini, vestite di tutto punto.

La Cuba

 
Le salme, alcune coricate, ma molte anche in posizione eretta, sono appese ai lati dei muri o collocate in nicchie. Ci sono salme di appartenenti al clero, oppure a nobili, di membri di importanti famiglie borghesi, tutte raggruppate per genere, per età o per classe sociale di appartenenza. Ci sono ad esempio i militari, le vergini, o i bambini. Una salma di questi ultimi, racchiusa in una teca, è davvero impressionante. Dopo un po’ che siamo in queste gallerie, costantemente osservati da macabri volti, non vediamo l’ora di riguadagnare l’uscita, la luce.

Catacombe dei Cappuccini

Torniamo all’esterno. Sulla sinistra del Convento dei Cappuccini notiamo che vi è il cimitero dei Cappuccini. Dall’altra parte della piazza, invece, la Chiesa di Santa Maria della Pace, nella quale sta avendo luogo la celebrazione di un matrimonio. Entriamo un attimo, anche solo per assistere ad un evento più gioioso, più allegro! La chiesa è a tre navate ed è stata costruita nel XVI sec. su una preesistente omonima chiesa di epoca normanna. L’interno è molto bello e ricco di opere d’arte, di affreschi, ma soprattutto di sepolcri monumentali in marmo in stile barocco, segno del grande culto dei morti esercitato dai Cappuccini. E di ciò ce ne siamo resi conto da un pezzo!
Tornando in Corso Calatafimi acquistiamo due piccoli panini con la milza (pani ca’ meusa), tipico cibo da strada a Palermo, peraltro molto buono.

Per cena, decidiamo di seguire le indicazioni di Max di San Vito lo Capo, quindi andiamo da Tony u’stigghiaro, in Piazza dell’Olivella, nella Vucciria. Una trattoria popolare molto alla buona, con tavolini di plastica messi lì nella piazzetta, sotto grandi ombrelloni, ed un bancone-frigo nel quale sono esposte varie specialità a base di carne e verdure. Accanto, sempre in strada, la griglia che emana fumi ed aromi, attirando l’attenzione dei passanti.
Ci serve Tony in persona, al quale porgiamo i saluti di Max, che ci ha raccontato di venire spesso in questo posto.

Tony u' stigghiaro

E infatti, Tony gradisce e ci chiede di ricambiare.
A dire il vero, secondo me, lui non ha la minima idea di chi sia Max. Tuttavia, sembra avere nei nostri confronti un occhio di riguardo.
Seguendo il suo consiglio, mangiamo della stigghiola (che assolutamente desideravamo assaggiare), che sarebbe un involtino fatto con budella di agnello, ed altre specialità, tra cui delle fettine di carne avvolte attorno a piccoli porri (ottimi anche questi). Il tutto grigliato ed accompagnato da verdure, cotte allo stesso modo, e da un buon vino rosso (35 €. il conto).

Dopo cena facciamo due passi, fino a raggiungere la bellissima piazza Pretoria, che di sera, illuminata dalle tante luci, è quasi più bella che di giorno. Poi, lentamente, passo dopo passo, torniamo a riprendere la macchina, che avevamo lasciato nelle vicinanze di Porta Carini, dietro il Teatro Massimo.


 


 

 

 

 
 
   

 

 

 

 

 

 

 

 


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