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Mercoledì 26 giugno 2013

Il mattino seguente ci dirigiamo verso Selinunte. Finché è possibile proseguiamo lungo la costa, che in questa zona si presenta piuttosto aspra e priva di spiagge.
Giunti a Selinunte, entriamo nel sito archeologico. Alla biglietteria paghiamo un ticket di 6,00 €. a testa, ma anche qui non ci danno uno straccio di piantina o depliant, che quindi decidiamo di acquistare al costo di 2,00 €. All’interno, delle navette conducono i visitatori lungo l’itinerario, ma tale servizio costa altri 6,00 €. a testa.

Selinunte - Tempio E

L’intero itinerario, quello principale, che conduce ai templi e poi all’acropoli, tra andata e ritorno è lungo circa 3,2 km.; decidiamo di andare a piedi (e non ce ne pentiamo – Ma attenzione: se fa molto caldo, può risultare molto faticoso!).
Dopo alcune centinaia di metri raggiungiamo il Tempio E (sono tutti classificati con lettere dell’alfabeto), in gran parte ricostruito, ma comunque di grande impatto visivo. A seguire i Templi F e G, vicinissimi al primo, ma tutti distrutti, in rovina. Le porzioni delle colonne adagiate sul terreno hanno delle dimensioni impressionanti.
Dopo numerose foto ai templi, ci dirigiamo verso l’acropoli, scendendo prima giù lungo un sentiero, per poi risalire una piccola collina su cui già da lontano si intravedono i resti di un altro tempio. Lungo il sentiero, sempre all’interno dell’area archeologica, incontriamo anche un gregge di pecore piuttosto numeroso; che buffe!

Area archeologica di Selinunte

Finalmente raggiungiamo l’area dell’agorà, le mura ed i resti dell’antica città ellenica. Una fila di colonne, in parte ripristinate, da l’idea della posizione di un altro grande tempio, al centro della città, che praticamente era stata edificata su una scogliera, ubicata tra due fiumi, affacciata sul mare.
Guardando ad Est vediamo la vicina grande spiaggia di Marinella; verso Ovest, solo scogli.
Al termine della visita dell’acropoli, prima di tornare indietro, usufruiamo dei servizi igienici presenti in loco, poi facciamo una breve sosta all’ombra, mangiando un’ottima brioche ripiena con granita al limone (3,00 €. a testa). Poi, lentamente, iniziamo il percorso inverso, lungo il quale ci soffermiamo a raccogliere delle more, già mature in questi luoghi.
Lasciamo Selinunte alle 13,00 circa, in cerca di qualcosa da mangiare. I bar nei pressi del sito archeologico non ci ispirano molto, quindi ci allontaniamo in macchina.
Giungiamo a Castelvetrano, dove ci fermiamo presso un bar. Qui mangiamo un’arancina, poi un buon caffè. Quindi ripartiamo, questa volta diretti verso il Demanio Forestale Trinità, dove abbiamo letto della presenza di una graziosa chiesetta (Santa Trinità di Delia), un minuscolo ma significativo esempio di arte arabo-normanna dell’XI secolo, che però non troviamo facilmente. Infatti, esso è ubicato all’interno dei giardini privati recintati di una sala ricevimenti, quindi non è affatto visibile dall’esterno.

Il Tempio, consistente in una cappella, è interessante in quanto è uno dei pochi esempi di stile arabo-normanno. Andato parzialmente distrutto, è stato successivamente acquistato da privati che, dopo averlo ristrutturato, l’hanno adibito a cappella di famiglia, seppellendovi in essa i propri cari. Al suo interno, quindi, non vi è altro che lapidi e sarcofagi, mentre appare certamente più interessante la sua architettura esterna. Tuttavia, anche qui, per visitare la Cappella, paghiamo un contributo di 2,50 €. a persona. La visita non dura più di 10 minuti, anche perché c’è davvero poco da vedere.

Tempio di Santa Trinità di Dalia

A questo punto, decidiamo di tornare a Mazara del Vallo per visitare la città.
Giunti a Mazara, ci dirigiamo subito al Museo del Satiro Danzante, ubicato nella ex Chiesa di Sant’Egidio. L’ingresso costa 6,00 €. a persona. Al suo interno sono esposti soprattutto reperti di archeologia marina, come anfore da trasporto, ma ciò che davvero giustifica la visita di questo museo è la presenza di una scultura bronzea, detta del Satiro Danzante, di fattura greca, risalente all’età classica. Il rinvenimento della scultura avvenne casualmente, quando nel 1997 un peschereccio della flotta di Mazara del Vallo pescò un braccio della stessa a circa 500 metri di profondità. Circa un anno dopo, in circostanze simili, lo stesso peschereccio recuperò gran parte della scultura, che quindi fu sottoposta ad un lungo restauro.

In una sala del museo ci guardiamo un video molto interessante che documenta le fasi del ritrovamento e del restauro della straordinaria scultura. In proposito, c’è da dire che, se non fosse stato per il video, il museo l’avremmo visitato in meno di 10 minuti, visto che tutto il materiale esposto è ubicato in un’unica sala, consistente nell’aula di una ex chiesa.
Prima di uscire, vorremmo usufruire dei servizi igienici presenti all’interno, ma non c’è acqua, quindi desistiamo.

Lasciamo il Museo e facciamo una passeggiata nel centro, nella Kasba, così chiamato perché costruito secondo criteri urbanistici di origine araba ovvero costituito da un dedalo di strette viuzze e di vicoli.

Il Satiro Danzante
 

Attualmente, la Kasba è abitata soprattutto da gente di origine africana ed araba, ma girare per queste stradine risulta piacevole e non si ha alcuna sensazione di pericolo.
Al termine, abbiamo visitato la Cattedrale del Santissimo Salvatore, edificata alle fine dell’ XI secolo, ma radicalmente trasformata nel XVII secolo, tanto da essere oggi in stile totalmente barocco. In essa sono conservate interessanti opere, gruppi marmorei ed affreschi. L’interno si presenta a croce latina, a tre navate.
Quando noi entriamo, si è appena conclusa la celebrazione di un matrimonio.
Usciti dalla Cattedrale, riprendiamo la macchina e facciamo un giro attorno al porto, compreso il porto canale, nel quale sono ormeggiati numerosi pescherecci, anche di notevoli dimensioni. Qui a Mazara, infatti, vi è una delle più grandi flotte di pescherecci.
A questo punto, decidiamo di tornare al B&B, almeno per fare una doccia.
A cena andiamo al vicinissimo Ristorante Il Pescatore, anche quest’ultimo decantatoci da Enzo come uno dei migliori in zona, soprattutto per la qualità e la freschezza del pesce servito.
Una volta entrati, ci guardiamo attorno e… ne restiamo basiti, intimoriti! Vorremo quasi tornare indietro, ma è troppo tardi. Del resto, oggi è il compleanno di Paola, quindi possiamo permetterci una cena speciale, più importante.
La sala, elegantemente addobbata, con i tavoli accuratamente apparecchiati, è quasi vuota. E’ occupato un solo tavolo, da una coppia. Non è certo un buon segno. Tuttavia, ci facciamo coraggio.
Un cameriere ci viene incontro e ci invita a scegliere un tavolo; ci accomodiamo. Dopo poco, lo stesso cameriere ci chiede cosa desideriamo ordinare, elencando tutto ciò che la cucina potrebbe prepararci, suggerendoci anche alcuni piatti. Tutto questo senza mostrarci alcun menu.
Ordiniamo il cous-cous di pesce, descritto da Enzo come un’eccellenza, ed una tagliata di tonno. 10 e lode per entrambi! Ed anche per il servizio! Il cameriere è sempre attento, ma molto discreto. L’acqua nei bicchieri ce la versa sempre lui. Ed anche il conto, alla fine, è onesto: 50,00 €. Peccato che la mancanza del menu metta così in soggezione i clienti. Dovrebbero cambiare strategia in tal senso, perché il ristorante merita, è davvero di grande qualità.
Dopo cena torniamo in centro, dove presso una gelateria in Corso Umberto I , già puntata prima, prendiamo un ottimo gelato.


 


 

 

 

 
 
   

 

 

 

 

 

 

 

 


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