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			La cameriera si 
			avvicina per l’ordinazione. A fatica riusciamo a farci intendere, 
			mentre ancora più difficile ci risulta comprendere la cameriera, che 
			nonostante la nostra esortazione, parla troppo velocemente. 
			Anche il titolare fa di tutto per 
			instaurare un rapporto con noi. Vuole assicurarsi che tutto sia ok, 
			anche riguardo alla camera. Chiede anche l’aiuto di un ospite 
			dell’albergo, un giovane newyorkese di origine sudamericana, che 
			intanto è sopraggiunto nel locale. Quest’ultimo, oltre a conoscere 
			lo spagnolo, ci racconta di aver trascorso un certo periodo in 
			Italia. Cogliamo l’occasione per chiedergli alcuni consigli pratici 
			su cosa mangiare a colazione ed anche informazioni sulla città, ma 
			su quest’ultimo argomento egli sa dirci poco. Anche lui è arrivato a 
			Toronto da poco. Il titolare, intanto, ci procura un’utile mappa 
			della città. Sono tutti gentilissimi e disponibili con noi. Finiamo 
			la nostra colazione, consistente in fette di pane tostato, tipo pan 
			carrè, con burro di arachidi e marmellate, ed un caffè americano; 
			Paola ha invece optato per un bicchiere di latte con poco caffè. 
			Bye, bye e… poco dopo le 08:00, siamo 
			già sulla Queen Street West, la strada principale su cui si affaccia 
			l’albergo. Osserviamo la via, già animata a quell’ora, il via vai 
			della gente, i palazzi, alcuni dei quali altissimi, soprattutto 
			nella parte più bassa della città (la downtown), quella che si 
			affaccia sull’Ontario. Ci incamminiamo verso la Osgoode Station, la 
			fermata della subway, che poi superiamo. Quindi, decidiamo di 
			entrare nel “The Path”, una sorta di “percorso” sotterraneo, 
			una rete di gallerie che si snoda sotto la città, ma che non sempre 
			trova corrispondenza con la rete stradale sovrastante. Le gallerie, 
			a volte, passano anche sotto grandi edifici istituzionali, uffici, 
			banche, centri commerciali, ai quali è possibile accedervi sia dal 
			livello stradale sia dal “Path”. Una rete lunga circa 27 km., 
			costruita a partire dagli anni 60, piena di esercizi commerciali, 
			locali pubblici, bar e ristoranti, che collega parcheggi, fermate di 
			autobus e stazioni della subway. Soprattutto in  inverno, quando 
			all’esterno la temperatura può raggiungere anche i -25, abbiamo 
			letto che qui sotto è possibile stare anche con abiti primaverili. 
			Straordinario!   
				
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 Old City Hall
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					Torniamo in 
					superficie in prossimità dell’Old City Hall, un vecchio (per 
					così dire) edificio risalente alla fine del XIX sec., ex 
					municipio della Città di Toronto, ora adibito a Tribunale. 
					Accanto, un moderno grattacielo incastonato in un mega 
					centro commerciale, classificato come uno dei più grandi al 
					mondo: l’Eaton Centre. Questo centro commerciale 
					occupa un intero isolato che, dalla Queen Street arriva fino 
					a Dundas Square, cuore pulsante della città. Ma come se non 
					bastasse, una galleria aerea trasparente sulla Queen Street 
					collega il mega complesso ad un altro grande edificio, 
					anch’esso occupato da grandi negozi dislocati su due 
					livelli. |  
			L’Eaton Centre è davvero enorme. 
			Quattro livelli di gallerie in cui trovano posto centinaia di 
			attività commerciali. Ascensori portano a parcheggi ubicati in ogni 
			direzione, nei piani sotterranei così come sui terrazzi esterni. 
			Fantastico! Ma è straordinario osservare come esso non crei alcun 
			problema al centro cittadino. A qualsiasi ora del giorno, il 
			traffico attorno risulta regolare, senza ingorghi, anche quando 
			all’interno del complesso è presente  molta gente.     
				
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					Proseguiamo sulla 
					Yonge Street, costeggiando l’Eaton Centre, fino a 
					raggiungere Dundas Square. Questa è la via dello shopping, 
					ma anche dell’intrattenimento. Qui si susseguono negozi, 
					ristoranti, pub, ma anche teatri. Su Dundas Square c’è anche 
					il mitico Hard Rock Cafè. La piazza è un tripudio di gente, 
					ma è anche piuttosto caotica per via del traffico intenso. 
					Le facciate dei palazzi sono colmi di pannelli pubblicitari, 
					luminosissimi anche di giorno. Ci soffermiamo un po’, perché 
					nel suo complesso la piazza è un vero spettacolo! | 
					
					 
 Dundas Square
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			Nei pressi di Dundas Square c’è il 
			Terminal dei Bus, più precisamente in prossimità dell’incrocio tra 
			Dundas Street e Bay Street, quindi ne approfittiamo per consultare 
			gli orari di partenza dei bus per Niagara Falls. Constatiamo che da 
			qui partirebbe un bus della Greyhound ogni mezzora, a partire dalle 
			ore 09:00, che in circa un’ora e trenta, al costo di 18,00 $ a 
			testa, ci porterebbe a Niagara Falls. Quindi, senza alcuna 
			esitazione, optiamo per questa soluzione! In alternativa, vi sarebbe 
			il treno, che però non è diretto. A metà strada circa, infatti, a 
			Burlington, si deve comunque cambiare mezzo e prendere un autobus. 
			Il biglietto è unico, ma il suo costo è superiore, così come 
			maggiore è il tempo complessivo necessario per raggiungere Niagara 
			Falls (circa 2 h. e 30’). Quella del bus, dunque, ci sembra di gran 
			lunga la migliore soluzione. 
				
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 Queen’s Park
 Legislative Assembly of Toronto
 
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					Lasciato il 
					Terminal Bus, ci incamminiamo sulla Dundas Street fino a 
					raggiungere la University Street, quindi proseguiamo a 
					destra finché non arriviamo al Queen’s Park, ubicato nel 
					cuore del quartiere universitario della città. Al centro del 
					parco notiamo un bel palazzo ottocentesco, in cui oggi ha 
					sede la 
					Legislative Assembly of Toronto. 
					Continuando, raggiungiamo l’estremità del parco; qui ha sede 
					il Royal Ontario Museum e, di fronte, il Gardiner Museum, il 
					museo delle Ceramiche e delle Porcellane. Proseguiamo 
					dritto, su quella che ora si chiama Avenue Road, verso Casa  
					Loma,  quindi  
					facciamo un  break in un bar  |  
			che promette espressi e cappuccini 
			all’italiana; ci lasciamo tentare 
			anche da dei bei muffin. Gli espressi ci deludono, ma i muffin no.
			 
			Ripartiamo e, dopo poco, siamo a Casa 
			Loma, unico vero grande castello del Nord America, fatto edificare 
			nel 1911 da Sir Enry Pellatt, un ricco e visionario imprenditore. 
			 
			  
			  
			L’ingresso al Castello costa 24,00 $ a 
			testa, ma qui decidiamo di acquistare due CityPass al costo di 63 $ ciascuno, che includono 
			l’accesso a 5 attrazioni in città (Casa Loma, CN Tower, Royal 
			Ontario Museum, Toronto Zoo e Ontario Science Centre), sicuramente 
			più conveniente se si pensa di visitare almeno tre delle attrazioni 
			comprese. Casa Loma 
			rappresenta la maggiore attrazione turistica di Toronto. Il 
			complesso è costituito da  ampie e bellissime sale al piano 
			terra ed eleganti appartamenti al primo piano. Restiamo incuriositi 
			da un particolare presente in quasi tutte le stanze: il telefono! 
				
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					L’audioguida ci dice che nel palazzo ne 
					erano stati collocati almeno 50, in un periodo in cui in 
					tutta la città non se ne contavano più di 200. Al secondo 
					piano, invece, vi sono i locali della servitù, molto più 
					sobri, con arredi semplici, mentre nel sottosuolo vi sono le 
					scuderie. Attraverso grandi portali, ubicati sul lato 
					Nord-Ovest dell’edificio, accediamo ad un ampio, bellissimo 
					e luminosissimo giardino d’inverno, circondato da grandi 
					vetrate; una grande cupola in vetro policroma lascia 
					filtrare la luce anche dall’alto.
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					Casa Loma - Toronto |  
			A Nord-Est, invece, sbuchiamo nei giardini all’aperto, 
			dove al centro vi è una grande fontana. Dato che Casa Loma si trova 
			su un’altura, dai giardini apprezziamo un bellissimo panorama della 
			città di Toronto, che sembra estendersi ai suoi piedi. Ma la vista 
			panorama è ancora più straordinaria dalle sue torri esclusive, su 
			cui saliamo poco dopo. Peccato, però, che c’è molta foschia! Della 
			CN Tower riusciamo a vedere solo la parte inferiore, mentre l’altra 
			metà della torre è celata da un cielo grigio, avvolta in una coltre 
			d’umidità. All’ultimo piano del complesso ci soffermiamo davanti ad 
			alcune foto e documenti che celebrano la cultura italiana in città. 
			Ci sono foto di famiglie giunte qui nei prime decenni del secolo 
			scorso, storie di persone che hanno raggiunto il successo, che si 
			sono distinte e si son fatte una posizione. Molto interessante e 
			suggestivo. 
			Lasciamo Casa Loma e ci incamminiamo 
			verso il centro, in direzione della China Town e poi della Little 
			Italy, perché scopriamo che anche qui ce n’è una! Attraversiamo un 
			quartiere residenziale, con case basse, molto carine, con relativo 
			giardino antistante. E’ una zona elegante, si nota.   
			Poi ci avviciniamo alla China Town e gli 
			edifici cambiano aspetto; ora appaiono più semplici, alcuni anche un 
			po’ fatiscenti. Sulla Spadina Ave si susseguono molti negozi, ma noi 
			ci addentriamo nelle vie più interne, fino a raggiungere l’Augusta 
			Ave, un mercato alimentare popolare dove notiamo anche la presenza 
			di tanti ristorantini e fast food; propongono specialità esotiche, 
			asiatiche, sud americane.
 
				
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					Vorremmo mangiare qualcosa, ma quella roba 
			proprio non ci ispira! Spadina Ave è un tripudio di colori, molto 
			caratteristica, ma siamo stanchissimi. Proseguiamo, decisi a vedere 
			la Little Italy, prima di rientrare in albergo, e finalmente vediamo 
			alcuni cartelli che indicano che siamo in zona. Ci guardiamo 
			attorno, ma vediamo ben poco che ricordi il nostro Paese. Siamo un 
			po’ distanti dal centro. Nei bar/pub tutti guardano la tv. C’è il 
			campionato del mondo di calcio; c’è Brasile-Messico. |  
			  
			La gente 
			mangia, beve e fa il tifo. Constatiamo che qui di Italia c’è rimasto 
			poco. Quindi, decidiamo di raggiungere la più vicina fermata della 
			subway e di rientrare in albergo.   
			Una volta tornati nella Queen Street, 
			nei pressi del Rex Hotel Jazz, piuttosto affamati, ripieghiamo su 
			una più rassicurante pizza al taglio, poi rientriamo per riposarci 
			un po’. 
				
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			Poco dopo le 18:00 siamo di nuovo fuori. 
			Il tempo è minaccioso; sembra imminente un temporale. Decidiamo di 
			rifugiarci nel vicino centro commerciale, l’Eaton Centre, che 
			raggiungiamo in pochi minuti. E’ incredibile! E’ grandissimo. E 
			pensare che è ubicato nel cuore della città. Mentre passeggiamo 
			guardando le vetrine, sulla grande galleria trasparente si abbatte 
			un nubifragio, mentre il cielo si fa plumbeo, poi scuro; sembra 
			farsi notte! Nell’attesa che smetta, ci gustiamo una bibita al 
			limone fresca seduti al tavolino di un bar. 
			La cena la consumiamo in un ristorante 
			sulla Yonge Street, al City Kichen, senza lode né infamia, per 
			palati abituati alla cucina mediterranea. Ma il cibo, e di ciò ne 
			eravamo ben coscienti, certamente non sarebbe stato il punto forte 
			di questo viaggio. Chiediamo di pagare il conto, che è piuttosto 
			contenuto, ma con la carta di credito non comprendiamo come fare per 
			lasciare la mancia.  
			In Canada, come negli USA, la mancia al 
			ristorante è praticamente obbligatoria. Essa, solitamente, può 
			variare dal 10 al 20%, a discrezione del cliente.  | 
					
					 
 Eaton Centre
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			Passiamo la credit card nella 
			macchinetta, su cui ci invitano a digitare qualcosa; non capiamo 
			cosa. Diamo l’OK e l’operazione viene conclusa. Notiamo un po’ di 
			perplessità sullo sguardo della cameriera, ma a quel punto salutiamo 
			ed andiamo. In seguito, ci renderemo conto che su quelle macchinette 
			è possibile  aggiungere la cifra che si intende lasciare di mancia, 
			prima di concludere l’operazione. Nei giorni successivi, infatti, in 
			altri ristoranti, su diverse macchinette, è stato possibile 
			scegliere anche la percentuale di mancia gradita. Ma come potevamo 
			saperlo? Ci dispiace!Prima di rientrare definitivamente in albergo, torniamo in Dundas 
			Square, che di sera ci appare ancora più spettacolare. Tutti quei 
			pannelli luminosi e pubblicitari dai colori cangianti danno un 
			carattere festoso e vivace alla piazza. C’è musica in sottofondo che 
			proviene dal palco ubicato su un lato della piazza, dove sembra che 
			da lì a poco debba esserci uno spettacolo. Ma sono già le 22:00, 
			dunque decidiamo di andarcene a letto, visto che sentiamo ancora il 
			fuso orario influire sul nostro orologio biologico. Al Rex, intanto, 
			come ogni sera, note di musica jazz accompagnano boccali di buona 
			birra. 
			
			 
 
				 
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