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Giovedì 19 giugno 2014
Da Toronto a Niagara Falls

 

Stamani, più che mai, siamo puntualissimi; alle 07:30 siamo pronti per la colazione. Dopodiché, ripresi i nostri bagagli, salutiamo il Rex e raggiungiamo la vicina stazione della subway di Osgoode. Da qui, in pochi minuti, raggiungiamo la Dundas Square Station, quindi a piedi proseguiamo per il Terminal Bus. Giusto il tempo di fare i biglietti e caricare i bagagli sul bus della Greyhound, che alle 09:00 siamo già in viaggio per Niagara Falls, successiva tappa del nostro Tour.

Niagara Falls - Ferro di Cavallo

 

Cogliamo l’occasione per osservare ultimi scorci della città, a bordo del bus, che lasciamo con un pizzico di nostalgia, ma soddisfatti per quanto abbiamo visto ed apprezzato. Intanto, siamo già fuori, in autostrada. Fortunatamente, c’è molto traffico in entrata, vista l’ora, ma in uscita dalla città si procede regolarmente. Il panorama si fa meno interessante, alquanto monotono, quindi ci rilassiamo un po’.
In un’ora e trenta di viaggio, ecco che arriviamo a Niagara Falls, lato canadese. Il bus ferma al terminal che dista circa 15 minuti dal Rainbow Bridge, il ponte che si attraversa per entrare negli USA. A piedi è un po’ distante, ma sappiamo che ci sono dei bus di città che collegano il terminal al centro ed ai luoghi di maggiore interesse in pochi minuti. Individuiamo la fermata ed aspettiamo il bus navetta, che non tarda ad arrivare. Paghiamo il biglietto direttamente all’autista (2 $ a testa), a cui chiediamo conferma che sia il bus giusto; ci rassicura e ci promette di avvertirci alla fermata di nostro interesse. Ma fa di più; poco prima di scendere, egli velocemente ci indica la strada da percorrere a piedi. Grande! Thanks e…bye, bye...
Giriamo attorno ad un isolato in cui è ubicato un grande albergo con tanto di casinò, quindi intravediamo già il Rainbow Bridge. Ci avviciniamo. Alla frontiera canadese, in uscita, non c’è alcun controllo. Inseriamo solo 50 cents. in un tornello e via.

 



Rainbow Bridge - Niagara Falls

Oltrepassiamo la barriera e siamo sul ponte, sul fiume Niagara, che qui funge da linea di confine tra il Canada e gli USA, dove ci soffermiamo ad osservare le vicine, maestose e straordinarie cascate, avvolte da grandi nubi di vapore che si innalzano dalla base, dove si infrangono le acque con un gran fragore.

Sulle sponde del Niagara, attorno alle cascate, ci sono le due cittadine, entrambe chiamate Niagara Falls, che praticamente vivono di turismo, unite tra loro solo dal Rainbow, il Ponte.
Le acque del Niagara  provengono  dal Lago

Ontario,  che a  sua volta riceve le acque di vari fiumi presenti nell’omonima regione canadese, particolarmente ricca di corsi d’acqua e laghi. Soprattutto in primavera, con lo sciogliersi delle nevi, il Niagara assume una portata d’acqua davvero rilevante. Le sua cascate, di fama mondiale, non sono particolarmente alte, ma impressionano soprattutto per il loro ampio fronte e per la loro portata, pari, nel periodo di massima piena, a 168.000 metri cubi al minuto.
Esse, in realtà, sono costituite da tre cascate distinte, alte poco più di 50 metri: la prima, ampia e lineare, è chiamata Cascata Americana. Accanto ad essa, poi, ce n’è una molto più piccola, separata dalla precedente da uno sperone di roccia, chiamata il Velo Nuziale. Queste sono separate dalla terza dall’Isola delle Capre, a cui si accede dal lato USA. Infine, tra l’isola e la sponda canadese c’è il Ferro di Cavallo, la più ampia, così chiamata per la sua forma semicircolare, ubicata in territorio canadese.

Tutte sono ben visibili dal Rainbow Bridge, che noi stiamo attraversando.
Giunti alla frontiera USA, ci sottoponiamo al controllo di polizia. Ed ecco che, come anticipato all’inizio, un poliziotto ci chiede di compilare un documento, un questionario: è l’ESTA. Ci fa anche una foto e ci prende le impronte digitali. Infine, ci chiede 11,00 $ USA a testa per diritti/imposta. Un pezzo dell’ESTA ce lo spilla sul passaporto. Manterrà la sua validità per i prossimi due anni.
Siamo negli USA, finalmente!
Il check-in in albergo sarebbe previsto a partire  dalle 15:00, ma seppure non sia neanche  mezzogiorno, avremmo bisogno di



Niagara Falls

posare almeno le valigie.

Quindi, sullo smartphone cerchiamo il 240 della First Street, dove è ubicato il nostro albergo, il Quality Hotel & Suites at The Falls, che raggiungiamo a piedi in non più di 10 minuti. Le Cascate sono vicinissime.
In proposito, c’è da dire che l’albergo lo abbiamo scelto in base alle recensioni, al rapporto qualità-prezzo, ma soprattutto per sua ubicazione. Esso, infatti, risultava vicinissimo alla fermata dei bus, che il mattino successivo, di buon ora, avremmo dovuto prendere per raggiungere l’aeroporto di Buffalo, da dove alle 11:30 saremmo partiti alla volta di Washington, altra tappa del nostro tour. Se avessimo soggiornato sul lato canadese, certamente più carino ed ordinato, sarebbe stato necessario più tempo per attraversare la frontiera, col rischio di non arrivare in tempo all’aeroporto.
Fortunatamente, nonostante fossimo in anticipo, in albergo ci assegnano subito una camera; una doppia, molto ampia, con letti king, ovvero con due letti da una piazza e mezzo, con tutti i comfort ($. 114,00 per una notte). L’albergo dispone anche di una piscina e di ristorante; nella hall è sempre disponibile gratuitamente un distributore di caffè e di the. La struttura è davvero ottima, nel suo complesso, e comoda per la posizione.
Sistemata velocemente la nostra roba, ripartiamo. Prima di dirigerci verso le cascate, raggiungiamo il vicino Punto Informazioni Turistiche, soprattutto per verificare gli orari ed altri dettagli riguardo al bus, per domani, per raggiungere celermente l’aeroporto. Abbiamo un po’ di difficoltà a comprendere, ma capiamo benissimo che col bus è un po’ complicato. Bisogna andare a Buffalo City e da qui, con un altro bus, raggiungere l’aeroporto. Ci vuole troppo, circa 2 ore e 30 minuti. Bisognerebbe partire molto presto. Proviamo a verificare se vi sono alternative, altri mezzi, rivolgendoci ad un’altra signora dell’InfoPoint. Questa ci sorride e ci confessa di essere di origine italiana, siciliana, ma che ha quasi completamente dimenticato la nostra lingua; vive qui da troppo tempo. Ci consiglia di lasciar perdere i bus e di utilizzare un taxi, che a prezzo convenzionato, prenotandolo lei per noi, ci costerebbe 48 $, contro i 30 del bus, con la differenza, però, che quest’ultimo ci porterebbe all’aeroporto in soli 30 minuti. Non ce lo facciamo ripetere; accettiamo il suggerimento. La gentile signora telefona immediatamente e prenota il taxi per le 09:15. Ringraziamo! Adesso abbiamo da soddisfare un’altra esigenza. Abbiamo fame!
Ci sono molti fast food e ristoranti nelle strade adiacenti che propongono cucina asiatica, piatti africani e sud americani oppure i soliti hod dog e patatine. Ma siamo riluttanti verso tutto ciò. Poi un’insegna in italiano attrae la nostra attenzione: Pizza da Mario. Ci fidiamo e prendiamo della pizza al taglio, niente male, che placa il nostro appetito.
Il programma, nel pomeriggio, prevede la visita delle cascate sul lato statunitense, un giro nel parco col Trolley, il trenino, la Observation Tower, la torre di osservazione, il Maid of the Mist, il battello, altre ed eventuali. Dunque, non si può perder tempo; ripartiamo immediatamente!

 



Maid of the Mist - Il Battello

Raggiungiamo il Visitors Center, all’interno del parco delle cascate, dove prendiamo una mappa che ci aiuterà ad orientarci e ad individuare le varie attrazioni di nostro interesse. Quindi, decidiamo di fare subito il giro in battello. L’accesso al Maid of the Mist è dalla Observation Tower, una grande torre affacciata sul fiume, dalla cui piattaforma si gode una vista panoramica pazzesca. Alla sua sinistra, vi sono le cascate; alla sua destra, il Rainbow Bridge; di fronte, la città canadese di Niagara Falls. Con un ascensore scendiamo fino a raggiungere  la  base  della torre, nei pressi

della quale vi è l’approdo dei battelli.
Ci consegnano degli impermeabilini blu e poco dopo saliamo a bordo del battello. C’è parecchia gente, ma c’è spazio sufficiente per muoversi e fotografare. Salpiamo! Sulla sponda canadese notiamo altri battelli. Il nome è il medesimo: Maid of the Mist. La gente, però, dalla parte canadese indossa impermeabili rossi. Intanto, ci avviciniamo alla Cascata Americana. Vista da sotto, dalla base, essa appare ancora più gigantesca. Le acque che si infrangono sulle rocce fanno un gran fragore. Non abbiamo mai visto niente del genere, prima d’ora! E’ impressionante.

 

A bordo del battello Maid of the Mist

Proseguiamo, passando davanti al Velo Nuziale. Ai lati delle due cascate notiamo dei percorsi pedonali, uno dei quali, quello a destra, apprenderemo successivamente che porta alla grotta dei venti (Cave of the Winds), un percorso da fare soprattutto d’inverno, quando non è possibile fare il giro a bordo del battello. La grotta non è altro che una cavità nella roccia che passa sotto la cascata, che di tanto in tanto presenta delle aperture dalle quali, però, non si vede altro che un muro d’acqua e di vapore. Chi l’ha fatto, l’ha descritta come un’esperienza suggestiva, ma non più di tanto. Molto meglio, invece, il giro in battello.

Continuando a navigare, ora siamo in prossimità dell’Isola delle Capre. Il bacino del Niagara, all’ombra del costone, è pieno di gabbiani. Gli passiamo di fianco, superandoli, quindi il battello inizia il suo ingresso all’interno del Ferro di Cavallo. Su tre lati non vediamo altro che acqua, un muro bianco. Poi siamo avvolti da una nuvola di vapore; anche il cielo si fa bianco. Siamo completamenti avvolti dall’acqua. Il battello fa fatica a resistere alle correnti delle acque che tendono a respingerlo.



Maid of the Mist

Siamo quasi fermi, nel vortice, ma i motori sono al massimo. Ci piove addosso acqua dappertutto e non mi è più possibile scattare foto, ma tanto ora è tutto bianco, non si vede più nulla.
Proteggo la fotocamera sotto l’impermeabile. Intanto la gente a bordo si agita, sia per gioco sia perché il battello, in effetti, si muove un po’ troppo. Il momento è eccitante. Sembra che la natura stia sfogando tutta la sua forza. E’ tutto straordinariamente bello, unico. Invertita la rotta, il battello viene respinto dalla corrente delle acque e si allontana senza alcuna fatica. Torniamo all’approdo dopo circa 30 minuti di navigazione davvero speciali.
Una volta a terra, dalla base della torre, seguiamo un sentiero che si arrampica in salita, avvicinandoci molto alla Cascata Americana, fino a circa metà della sua altezza. Anche da qui, panorami stupendi. L’acqua sembra quasi si possa toccare. Scattiamo altre foto, molte, da ogni angolazione. Quindi, riprendiamo l’ascensore e torniamo sulla piattaforma panoramica della torre. Sembra di essere sospesi sopra il fiume. Altre foto.



Piattaforma panoramica e Cascata Americana

Lasciata la Observation Tower, individuiamo una delle fermate del Trolley, il trenino che gira nel parco (biglietto 2 $ a testa), da cui si può liberamente scendere e risalire. Saliamo a bordo ed iniziamo a girare nel parco, ma presto ci rendiamo conto che non è molto valido. Perde troppo tempo alle fermate ed alcune di esse risultano troppo affollate, ci sono code, nonostante oggi non ci sia tantissima gente.
Ma intanto ci siamo, quindi decidiamo di restare a bordo e di arrivare almeno al punto più distante che desideriamo raggiungere, un punto di osservazione delle cascate ubicato sull’Isola delle Capre.

E così facciamo. Poi, da qui, dopo una breve pausa-gelato, proseguiamo a piedi soffermandoci, di tanto in tanto, ad osservare le cascate da altri punti di vista, da altre terrazze panoramiche, fino a giungere in prossimità del Visitors Center. Quindi, visto che ormai sono quasi le 17:30, decidiamo di rientrare in albergo per riprenderci un po’.
Alle 19,00 siamo di nuovo “on the road”! E chi ci tiene?
Ci aspetta il lato canadese delle Falls. Superiamo la frontiera, dopo un rapido controllo da parte delle autorità canadesi.

Passeggiamo nel Parco della Regina Vittoria, ornato da giardini molto fioriti e ben tenuti. Tutt’attorno notiamo molti alberghi, locali, casinò. Spiccano la Minolta Tower e Skylon Tower, due torri che offrono una panoramica completa delle cascate e non solo. Sulla seconda, la più alta, ci andremo più tardi, per cena. Non vediamo l’ora di essere lassù.
Intanto, proseguiamo la nostra piacevole passeggiata panoramica. Adesso, le cascate sono di fronte a noi, sulla sponda opposta del fiume, e le apprezziamo ancora meglio, in tutta la loro ampiezza.



Parco della Regina Vittoria
Niagara Falls - Lato canadese

Quando arriviamo di fronte al Ferro di Cavallo, ci rendiamo contro che non manca molto alle 20:00. Quindi, è ora di dirigerci verso la Skylon Tower, dove, per quell’ora, abbiamo prenotato per cena (circa un mese prima, on line, comodamente da casa).



Skylon Tower - Torre panoramica
Niagara Falls

La salita alla terrazza panoramica della Skylon Tower costa 10 $ a persona, ma se si ha una prenotazione per uno dei due ristoranti della torre, l’accesso è gratuito. Quindi, una volta raggiunta la biglietteria della Skylon Tower, abbiamo mostrato la nostra prenotazione e, con il Ride to the Top (l’ascensore), abbiamo raggiunto rapidamente il Summit Suite Buffet, un ristorante a buffet ubicato a 236 metri di altezza, praticamente “tre metri sopra il cielo”. All’ingresso del ristorante ci accoglie un cameriere che ci invita a seguirlo, finché non ci indica un tavolo ubicato vicino alla vetrata, vista cascate.

Wow! Restiamo incantati, senza parole, affascinati dagli effetti speciali!
Il mondo è tutto sotto di noi, ai nostri piedi. Le cascate, ora silenziose, sono bellissime viste da quassù. Il Niagara, prima del grande salto, si allarga moltissimo formando un grande bacino, al centro del quale c’è l’Isola delle Capre. Ai lati dell’isola, ecco che l’acqua viene giù, tuffandosi fragorosamente, formando, da un lato, l’Americana ed il Velo Nuziale, e, dall’altro, l’ancora più straordinaria cascata del Ferro di Cavallo.
Ceniamo ammirando il panorama, compiaciuti e soddisfatti. Anche la cena è buona. Il buffet è ricco di pietanze, quindi c’è ampia possibilità di scelta. Puntiamo soprattutto su piatti a base di pesce, come gamberi e salmone, ma anche su verdure, purché non troppo condite. Intanto, inizia a farsi buio e le cascate si illuminano. Batterie di fari posizionate sulla costa canadese irradiano fasci di luce dai colori cangianti in direzione delle cascate. E’ fantastico, surreale, da sogno. Anche la città si illumina di luci colorate. E’ spettacolare! Soprattutto il lato canadese è un tripudio di luci. La città appare più grande di quanto non lo sia davvero. Chiediamo alla cameriera di scattarci una foto mentre siamo a tavola. Lei, evidentemente molto capace ed esperta, sale su una sedia e riesce ad inquadrare anche parte di quel panorama alle nostre spalle. Fantastico!

A cena sulla Skylon Tower


Chiudiamo con degli assaggi di dolci, giusto per non farci mancare nulla. Quindi paghiamo il conto, poco più di 100 $ e, soddisfattissimi, ci dirigiamo verso l’uscita, verso all’ascensore, ma la cameriera ci raggiunge e ci suggerisce di andare al piano superiore, agli indoor and outdoor tower observation deck ovvero agli osservatori. Ringraziamo ed accettiamo volentieri il suggerimento. Raggiungiamo la piattaforma esterna, protetta solo da una grata in acciaio. E’ bellissimo. 360 gradi di panorami mozzafiato. Restiamo ancora un po’ ad osservare i coloridelle cascate, della città. Giriamo attorno più volte. Sembra di vivere in un mondo fantastico, un sogno.


Lentamente, ritorniamo negli USA, pagando il solito balzello di 50 cent. alla frontiera canadese. Al controllo di polizia, un agente ci chiede quanto tempo siamo stati in Canada; gli rispondo: “oh, two hours…”. Toppo divertente!
 


 


 

 

 

 
 
   

 

 

 

 

 

 

 

 


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